Giovanni Pascoli canta i caduti ricordati presso la Batteria Masotto di Messina

Inni
Alle batterie siciliane
I

II
Poc’anzi... Silenzio! si marciasu Enda-Chidane. Nell’ombra dei monti va brunala schiera. L’azzurro del cielo si squarcia.La lunarisplende su l’ambe lontane.Su su, tra gli abissi e le grotte, le quattro brigate!D’un pallido scroscio di piedi,d’un palpito immenso risuona la notte.Tu credi,pastore, a fragore d’acquate. Serpeggia sui tetri burronila fila dei muli tra i massidel fosco Belàh:scintillano a tratti i cannoni,tentennano i cofani ai passi: si va! si va! si va! si va!
III
I monti son irti di guglie,piramidi, coni:son chiuse da roccie le valli.Avanti! Quei punti là, neri... Pattuglie? sciacalli?Quei gridi... Nemici? leoni?Dal cielo che fulgido guardaquel muto brusìo,la Croce del Sud a te brilla... Oh! non a tua madre che forse con tardapupillatra gli astri va in cerca di Dio!Avanti sui neri burroni!Quaggiù, tutto ignoto; ed ignote le stelle lassù!Scintillano a tratti i cannoni,tentennan gli affusti e le ruote:mai più! mai più! mai più! mai più!
IV
Su l’alba... In batteria!... Lunge, negli echi d’Entsàs,la salva dei Vètterli tuona.È il Primo, è Turitto, Turitto che giunge,che suonala sveglia nel campo dei Ras. Ma... Per sezione!... Confusos’arresta, s’oppressa,discende Turitto dal balzo.Dall’irta zeriba, dal vigile chiuso,di sbalzo, ritorna ruggendo l’ambessa.Ritorna l’ambessa ferito,ruggendo, e sul grosso riparacon ululo roco...Sui monti un sussulto infinito nereggia di Galla e d’Amhara...da destra, foco!... foco!... foco!...
V
Cannoni, cannoni del monte,cannoni che il piomboscagliate da sopra le nubi, da picchi dond’aquile s’alzano prontecon subitostrillo e con subito rombo;se i lampi la luce, se i tuonila voce, se il mai le roccie, se il sempre i torrentivi diedero, e l’impeto avete, o cannoni,dei venti,la rigidità de’ ghiacciai;mitraglia!... Oh!... Che grida la tromba? alt! Ascari, alt! Fascia gialla,alt!... Nembo che spazzavia tutto, un galoppo rimbomba,s’approssima il grido dei Galla:ammazza!... ammazza!... ammazza! ... ammazza!
VI
Oh! fuoco di folgori! schiantodi turbini! mortedi cento e di cento e di cento!Singulti di sangue! ruggiti di pianto!spavento d’abisso!... Tu solo qui, forte?Qui, solo, artigliere. Qui, dondegià fosti diveltatu, giovine vita. Qui. Salve!Non odi qui, vinto, tra suono di ronde e di salvele donne trillare l’hellelta.Non odi qui l’urlo di guerra;qui l’orda dei Galla non vediche viene e t’infrange. No, reduce! questa è la terratua, questo è il tuo mare, ch’ai piedituoi batte e plaude e canta e piange.
VII
Nell’alto! nell’alto! nell’alto!rimani qui, forte, tra un morto ed un rantolo, in mezzole grida e le salve, la fuga e l’assalto,sul pezzoch’hai tratto con te nella morte,ch’è salvo, ch’è nostro!... Non quelle son ambe, di fronte;ma è la montagna tua bruna:le pendono sopra le note tue stelle;la lunarisplende sul grande Aspromonte. Italia fu primo quel lido.Dal lido che in faccia ti appare,l’Italia si noma.È sacro quel monte, ed un gridone suona tra l’ansia del mare... a Roma! a Roma! a Roma! a Roma!
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